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Farina di farro titicum dicoccum, ideale per fare il Pane, le Focacce, le Pizze, i Dolci.
Questa farina di farro triticum dicoccum è il frutto di una rigorosa selezione delle materie prime. Il farro triticum dicoccum è un cereale, parente stretto del grano, cresce anche su terreni poveri di elementi nutritivi e resiste naturalmente al freddo, alle malattie e agli agenti infestanti. Le farine e le semole di farro risultano leggermente aromatiche, adatte alla produzione di ottimi dolci e prodotti da forno.
Grazie ad un processo di macinazione artigianale, effettuato a freddo e composto da pochi passaggi, questa farina conserva tutte le qualità organolettiche del cereale.
Umidità max: 15.50%
Conservare in luogo fresco e asciutto, a temperatura non superiore ai 20°C.
CONTIENE GLUTINE
*le immagini mostrano l'aspetto esteriore del prodotto, le etichette vengono stampate singolarmente per ogni ordine.
Altamura, Bari, Puglia, Italia.
Le origini del molino artigianale Dibenedetto risalgono ai primi anni ’50. Il piccolo opificio – che a quel tempo non possedeva ancora il nome attuale – fu messo in piedi dai fratelli Simone, falegnami di mestiere. Gli affari però non decollarono e in pochi anni i fratelli accumularono un grosso debito. Molti dei loro beni furono ipotecati pertanto essi si videro costretti a vendere l’attività appena avviata.
L’undici ottobre del ’58 il molino fu acquistato da Michele Ferrulli, un agricoltore che possedeva diversi terreni sulla Murgia. Il prezzo pattuito, pur superando i sei milioni e mezzo di lire, non bastò ad estinguere il debito. L’edificio, la cui struttura era costituita principalmente in legno, comprendeva una stalletta per i cavalli poiché all’epoca il grano e la farina erano trasportati a bordo di un carretto. Esisteva un vero e proprio mestiere che consisteva nel pesare e consegnare i prodotti richiamando le famiglie con il suono di un campanello.
In breve tempo Michele risollevò le sorti del molino e in poco più di sette mesi recuperò la somma spesa per il suo acquisto. Benché due motori alimentassero i numerosi macchinari, la maggior parte delle operazioni era svolta manualmente, infatti coloro che lavoravano presso il molino – molto piccolo a dire il vero – erano ben otto. Michele si occupava di amministrare e coordinare, sua figlia era l’addetta alla vendita, il mastro mugnaio controllava la molitura; c’erano inoltre due trasportatori e tre operai.
Il molino operava per conto terzi, macinando il grano delle famiglie e traendo i ricavi dalla lavorazione. A differenza di oggi la farina non era rivenduta ai fornai perché erano le famiglie stesse a preparare il pane, portato poi al forno per essere cotto.
Qualche tempo dopo il nipotino di Michele, Mario Dibenedetto, in seguito all’improvvisa perdita del padre, cominciò a frequentare il molino per dare una mano a suo nonno. Il principale compito del bambino consisteva nel trasportare i sacchi di grano dal magazzino. Mario ha continuato a lavorare lì fino a quando, nel 1992, Michele si è spento. Da allora l’impresa ha acquistato il nome attuale e la gestione è passata nelle sue mani.
Nel 2002 il molino artigianale Dibenedetto è stato ristrutturato, ma in realtà sia la disposizione che i macchinari sono rimasti pressoché immutati. A differenza delle altre aziende del settore, trasferite in periferia e divenute grossi complessi industriali, il molino Dibenedetto si trova ancora nel centro di Altamura, salvaguardando la sua storia e i metodi tradizionali.
Attualmente Mario è aiutato dal figlio Paolo, mentre Pina e Angela, sua moglie e sua figlia, si occupano della vendita. La famiglia Dibenedetto è sempre felice di mostrare il molino e di raccontarne le origini e il funzionamento, come spesso accade quando le scolaresche, i turisti più avveduti o semplici curiosi vi giungono.